MODENA
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Chi siamo

Come una freccia lanciata oltre l’orizzonte, come un salto nel vuoto senza la paura dell’atterraggio, come una fetta di mare chiamato piscina da attraversare, come una maratona lunga 35 anni. La storia dello sport per disabili a Modena è la storia di un grande salto culturale, fatta di piccoli passi compiuti da grandi uomini, fatta di una crescita costante che rende migliori un po’ tutti. Fortunata è la città che può vantare una tradizione così lunga, perché ogni traguardo raggiunto in questa particolare fetta del grande movimento sportivo è una conquista che rende più ricchi non solo per i ragazzi che hanno centrato il loro personalissimo obiettivo. Sono passati già 35 anni, dai primi passi modenesi dello sport per disabili. In principio fu il gruppo sportivo Non Vedenti, attivo ancora oggi, che organizzava per i suoi assistiti attività di atletica e torball, un calcetto che si gioca con un pallone speciale, pieno di campanelli in modo da essere sentito anche da chi è cieco. Nel 1983 comincia a prendere forma l’Asham, ovvero l’Associazione Sportiva Handicap Modena, sotto la cui egida sarebbero stati centrati i più grandi risultati sportivi. Può sembrare fuori luogo sottolineare le classifiche, in una disciplina che propone il valore sicuramente più importante dell’integrazione, ma sarebbe ipocrita non ammettere che proprio le medaglie hanno portato grande visibilità allo sport per disabili, svolgendo anche un ruolo comunicativo fondamentale. Ben vengano le vittorie, quindi, anche se nessuno dei soci fondatori Giuseppe Gabelli, Walter Ognibene, Francesco Visone e Marisa Ferrari, poteva immaginare quello che sarebbe successo al momento di far nascere l’Asham nella sede della circoscrizione di via San Giovanni Bosco, l’8 marzo di quel 1983.
In quei tempi le discipline sportive riguardavano soltanto i portatori di un handicap fisico. Dopo la prima giornata di ginnastica alla palestra della Panaro in piazza Cittadella, fu allestita una squadra di basket in carrozzina che giocava alle scuole Ferraris. C’erano anche gare di tennis tavolo, atletica e nuoto per non vedenti. Lo scopo principale era quello di consentire la pratica sportiva a ragazzi che fino a quel momento non avevano potuto fare nulla.
Oggi l’Asham ha una struttura diversa, ha tecnici qualificati che lavorano per la nazionale come Marco Pedrazzi nel tiro con l’arco (è anche il tecnico della nazionale seniores) e come Tullio Bigoni, capaci di vincere tre campionati del mondo. Con il passare del tempo, l’attività si è allargata e può contare su quattro turni serali a settimana di nuoto, divisi tra le Pergolesi e la piscina di Formigine (ma la richiesta sarebbe anche maggiore della disponibilità di ore d’acqua), sul tiro con l’arco al Corni e alla palestra indoor di viale Autodromo, su ginnastica, atletica, calcetto e anche sci di fondo. Modena schiera in questa disciplina uno dei pochissimi specialisti italiani, Davide Zanotti, e ha anche l’unico tiratore con l’arco non vedente, Massimo Piombo.
Quanto alle vittorie, sono state tante e di livello altissimo. Walter Ognibene è stato uno dei primi a svolgere attività internazionale, partecipando alle Paraolimpiadi di New York nel 1984 e piazzandosi al decimo posto nei 100 e nei 200 metri piani. Poi gli anni novanta e l’inizio del nuovo millennio hanno portato una messe di medaglie pregiate, nella bacheca dell’Asham. Giuseppe Gabelli, uno dei fondatori dell’associazione, nel tiro con l’arco ha vinto la medaglia d’oro olimpica individuale ad Atlanta nel 1996 e quella a squadre a Sydney 2000. Nel 1996 il solierese Marco Mai ha centrato il bronzo olimpico, ma nel suo palmares ci sono anche una vittoria ai mondiali e una agli europei. Nella corsa, Francesco Porcellato ha vinto le Universiadi negli 800 e 1500 metri, arrivando seconda alle Olimpiadi di Barcellona nei 100 e 200, e cimentandosi in seguito anche nella maratona. Ha solo sfiorato il sogno a cinque cerchi, invece, l’altro solierese Milo Tomasini.
Non gareggia per l’Asham, ma è un modenese ed è un esempio per tutti anche Fabio Vignudini: ha perso l’uso delle gambe dopo un incidente in moto, ma non si è perso d’animo e ha cominciato ad andare in barca a vela. La sua ha un nome bellissimo, si chiama Embé, e gareggia nella classe 2.4, un tipo di imbarcazione che non si ribalta e nella quale le vele possono essere manovrate solo con l’uso delle braccia. Ha colto diverse vittorie e piazzamenti importanti anche a livello internazionale. 
E poi c’è la bellissima storia di Andrea Mazzucchi, maratoneta di Piumazzo che ha compiuto imprese assolutamente impossibili per i cosiddetti normodotati. Nel 2004 è stato il primo spastico a concludere la Maratona di New York, l’anno dopo ha portato a termine la 100 km del Sahara, nel 2006 la corsa della Pace tra Israele e Palestina. Nel suo bottino figurano anche la maratona del Giubileo a Roma e la Maratona di Padova. A dimostrare che stiamo parlando, come capita spesso nello sport per disabili, di una persona davvero speciale.